Come scegliere il codice CER giusto per i rifiuti aziendali

La gestione corretta dei rifiuti in azienda passa innanzitutto da un passaggio fondamentale: l’attribuzione del codice CER (Catalogo Europeo dei Rifiuti). Si tratta di una sequenza numerica di sei cifre che identifica in modo univoco la tipologia di rifiuto, sulla base dell’origine e delle caratteristiche. L’uso corretto del codice CER non è un adempimento meramente burocratico: costituisce la chiave per garantire la tracciabilità, rispettare la normativa e avviare il rifiuto al corretto trattamento o smaltimento finale.

Ma chi decide quale codice assegnare? E come si effettua questa scelta?


Cos’è il codice CER e perché è così rilevante

Il Catalogo Europeo dei Rifiuti è stato introdotto con la Decisione 2000/532/CE, recepita in Italia dal D.Lgs. 152/2006. Ogni rifiuto deve essere classificato con un codice a sei cifre, suddiviso in tre coppie: la prima indica il settore di attività che lo ha generato, la seconda specifica il processo produttivo, la terza identifica il rifiuto vero e proprio.

Attribuire il codice CER corretto è essenziale perché:

  • stabilisce se il rifiuto è pericoloso o non pericoloso, influenzando modalità di stoccaggio, trasporto e trattamento;

  • determina le autorizzazioni necessarie per il trasportatore e l’impianto di destino;

  • incide direttamente sugli obblighi di registrazione e comunicazione (formulari, registri, MUD).

Un codice errato può comportare conseguenze serie, sia sul piano sanzionatorio che su quello gestionale.


Chi ha la responsabilità di attribuire il codice CER

La normativa è chiara: la responsabilità della classificazione del rifiuto ricade sul produttore. Non spetta dunque al trasportatore né all’impianto di smaltimento, ma a chi genera il rifiuto nell’ambito della propria attività.

Questo principio, stabilito dal D.Lgs. 152/2006 e ribadito da successive linee guida ministeriali e regionali, sottolinea come la corretta gestione dei rifiuti inizi all’interno dell’azienda. Il produttore deve quindi dotarsi delle competenze necessarie o avvalersi di consulenti qualificati per assicurare una classificazione corretta.


I criteri da considerare nella scelta del codice CER – come scegliere il codice CER giusto

L’attribuzione del codice CER non è un esercizio teorico, ma richiede un approccio strutturato che tenga conto di diversi fattori:

  1. Origine del rifiuto – il primo passo è identificare l’attività o il processo produttivo da cui deriva. È qui che si seleziona la “famiglia” di codici più pertinente.

  2. Composizione chimico-fisica – per molti rifiuti è indispensabile conoscere le sostanze presenti, le concentrazioni e le caratteristiche di pericolosità.

  3. Caratteristiche di pericolo (HP) – occorre verificare se il rifiuto presenta proprietà come infiammabilità, tossicità, ecotossicità, corrosività. In caso di dubbio, si devono condurre analisi di laboratorio.

  4. Codici a specchio – alcuni rifiuti possono essere classificati come pericolosi o non pericolosi a seconda della presenza e concentrazione di sostanze pericolose. È qui che la caratterizzazione analitica diventa indispensabile.

  5. Linee guida ufficiali – oltre al Catalogo Europeo, occorre seguire documenti come le Linee Guida SNPA/ISPRA e le indicazioni ministeriali per assicurare coerenza interpretativa.


Quando sono necessarie le analisi sul rifiuto

Non sempre è possibile attribuire il codice CER basandosi solo sulla descrizione del processo produttivo. In molti casi, soprattutto per rifiuti complessi o “a specchio”, è necessario svolgere analisi chimico-fisiche in laboratorio accreditato.

Le analisi servono a:

  • confermare la presenza o assenza di sostanze pericolose;

  • determinare concentrazioni di contaminanti rispetto a soglie normative;

  • supportare con dati oggettivi la scelta del codice CER.

Il certificato analitico diventa così un documento essenziale da conservare a supporto della classificazione, anche in caso di eventuali controlli.


Perché la scelta corretta è cruciale: rischi e conseguenze di un errore

Attribuire un codice CER sbagliato può generare conseguenze rilevanti su diversi livelli:

  • Sanzioni amministrative e penali: il D.Lgs. 152/2006 prevede multe consistenti e, nei casi più gravi, responsabilità penali per gestione illecita dei rifiuti.

  • Invalidità dei documenti di tracciabilità: un formulario compilato con codice errato non assolve agli obblighi di legge.

  • Rifiuto da parte degli impianti: molti impianti non accettano rifiuti se il codice CER non è corretto o coerente con l’autorizzazione.

  • Problemi assicurativi e di responsabilità: in caso di incidenti ambientali, la classificazione errata può compromettere coperture e responsabilità legali.

  • Costi aggiuntivi: un rifiuto classificato male può essere inviato a un impianto inadeguato o più costoso, generando spese evitabili.


Best practice per le aziende nella gestione dei codici CER – come scegliere il codice CER giusto

Per ridurre i rischi e garantire conformità normativa, le imprese possono adottare alcune buone pratiche:

  • predisporre procedure interne per la classificazione dei rifiuti, aggiornate in base a normative e linee guida;

  • avvalersi di consulenti ambientali qualificati per la revisione periodica delle attribuzioni CER;

  • archiviare documentazione di supporto (schede di sicurezza, certificati analitici, relazioni tecniche) per ogni rifiuto;

  • promuovere formazione continua del personale addetto alla gestione dei rifiuti;

  • adottare strumenti digitali per la gestione documentale e la tracciabilità, così da ridurre errori e garantire coerenza.

Un esempio concreto è l’esperienza di aziende che si affidano a partner come Mageco, che supporta le imprese sia nella fase di caratterizzazione sia nella gestione completa del ciclo dei rifiuti, assicurando compliance normativa e ottimizzazione dei costi.


Conclusione – come scegliere il codice CER giusto

La scelta del codice CER non è una formalità, ma il primo e più importante passo per garantire una gestione dei rifiuti corretta, sicura e conforme alla legge. Spetta al produttore assumersi questa responsabilità con competenza e rigore, facendo ricorso a dati analitici e linee guida ufficiali quando necessario.

Attribuire correttamente un codice CER significa ridurre rischi legali, ottimizzare i processi aziendali e contribuire a un modello di gestione ambientale più sostenibile e trasparente.

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