Il legame nascosto tra clima e rifiuti

       Negli ultimi anni, il dibattito sui cambiamenti climatici si è concentrato soprattutto su fenomeni come l’aumento delle temperature, lo scioglimento dei ghiacciai e gli eventi meteorologici estremi. Tuttavia, esiste un effetto meno visibile ma altrettanto significativo: l’aumento della produzione di rifiuti.
Ogni evento climatico estremo — che si tratti di un’alluvione, un incendio o una siccità — genera una quantità enorme di materiali di scarto, spesso difficili da gestire e potenzialmente pericolosi. Secondo il Rapporto Rifiuti Speciali 2023 di ISPRA, la produzione complessiva di rifiuti in Italia ha superato i 165 milioni di tonnellate, con una crescita del 3,1% rispetto all’anno precedente.

Questo incremento non può essere spiegato solo con l’aumento della produzione industriale: le condizioni climatiche estreme e la perdita di efficienza nelle catene logistiche stanno diventando fattori determinanti. Capire la correlazione tra clima e rifiuti è quindi essenziale per le imprese che vogliono affrontare la sfida della sostenibilità con un approccio strategico, basato sui principi dell’economia circolare.


Come i cambiamenti climatici influenzano la produzione di rifiuti

I cambiamenti climatici impattano la gestione dei rifiuti su tre fronti principali: quantità, tipologia e gestibilità dei materiali.
Eventi meteorologici estremi come tempeste o incendi creano picchi improvvisi di rifiuti difficili da trattare, mentre le alterazioni climatiche più lente — come l’aumento delle temperature medie — modificano i cicli di vita dei prodotti, accelerando il deterioramento dei materiali.

Ecco alcuni esempi concreti:

  • Alluvioni e frane producono grandi quantità di fanghi, detriti e macerie contaminate, che richiedono trattamenti speciali e costosi.

  • Incendi boschivi e industriali generano rifiuti combusti, ceneri e residui metallici che spesso rientrano tra i rifiuti pericolosi (CER 16, 19).

  • Le ondate di calore aumentano la deperibilità degli alimenti, incrementando gli scarti organici lungo la filiera agroalimentare.

  • Gli sbalzi termici deteriorano materiali plastici e componenti elettronici, con una conseguente crescita dei rifiuti da imballaggio e RAEE.

Secondo le stime del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP, 2022), ogni anno gli eventi climatici estremi generano oltre 100 milioni di tonnellate di rifiuti aggiuntivi nel mondo. Una cifra impressionante, che mette sotto pressione gli impianti di trattamento e smaltimento, spesso già vicini al limite della capacità operativa.


Le tipologie di rifiuti più colpite dal cambiamento climatico

L’effetto del clima non è uniforme su tutti i flussi. Alcuni settori e tipologie di rifiuto risultano più esposti:

  1. Rifiuti da costruzione e demolizione (CER 17)
    Le infrastrutture danneggiate da alluvioni, terremoti o tempeste producono enormi quantità di macerie e materiali da costruzione. Questi rifiuti rappresentano oggi circa il 40% del totale dei rifiuti speciali in Italia (fonte: ISPRA 2023).

  2. Rifiuti organici (CER 20 02)
    L’aumento delle temperature e la riduzione della shelf life dei prodotti alimentari generano più scarti lungo tutta la catena alimentare, dai campi ai punti vendita.

  3. Rifiuti plastici e da imballaggi (CER 15 01)
    L’instabilità climatica spinge le aziende a rafforzare la protezione delle merci, incrementando l’uso di imballaggi. Tuttavia, se non adeguatamente riciclati, questi materiali alimentano l’inquinamento da microplastiche.

  4. Rifiuti pericolosi industriali (CER 13, 16, 19)
    Gli impatti del caldo sulle produzioni chimiche e meccaniche aumentano i rischi di dispersioni, perdite o guasti che generano scarti contaminati.

Tutti questi flussi, se non gestiti con una logica circolare, amplificano ulteriormente l’impatto ambientale complessivo, contribuendo alla spirale negativa tra clima e rifiuti.


L’economia circolare come leva di mitigazione

L’economia circolare rappresenta la risposta più concreta e innovativa a questa sfida. Non si tratta solo di riciclare di più, ma di ripensare i modelli produttivi in modo che i materiali restino nel ciclo economico il più a lungo possibile.
Secondo la Strategia Nazionale per l’Economia Circolare (Ministero dell’Ambiente, 2022), l’obiettivo è ridurre la produzione di rifiuti del 10% entro il 2030, promuovendo azioni mirate in ogni settore produttivo.

Le pratiche più efficaci includono:

  • Riuso e rigenerazione dei materiali industriali, come oli esausti, solventi e metalli;

  • Recupero e riciclo degli inerti da demolizione, per creare nuovi conglomerati ecocompatibili;

  • Compostaggio e digestione anaerobica dei rifiuti organici, con produzione di biogas e compost di qualità;

  • Riciclo chimico e meccanico delle plastiche, riducendo la dipendenza dalle materie prime fossili;

  • Eco-design dei prodotti, per favorire la riparabilità e allungarne la vita utile.

Implementare queste strategie significa non solo ridurre i rifiuti ma anche contenere le emissioni di CO₂ associate alla produzione di nuovi materiali.


Il ruolo delle imprese nella transizione circolare

Le aziende, grandi o piccole, hanno un ruolo cruciale nel ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici sulla produzione di rifiuti. Oggi la gestione rifiuti aziendali non è più una voce marginale, ma un indicatore diretto della sostenibilità e dell’efficienza del sistema produttivo.

Le azioni prioritarie includono:

  • Audit ambientali periodici per individuare le aree di spreco e ottimizzare i flussi di scarto;

  • Digitalizzazione dei registri e dei processi di tracciabilità per monitorare in tempo reale la produzione e il trattamento dei rifiuti (in linea con le nuove disposizioni del RENTRI, il Registro Elettronico Nazionale dei Rifiuti);

  • Collaborazioni con operatori specializzati, come Mageco, per la selezione, il recupero e lo smaltimento a norma, soprattutto dopo eventi climatici che generano rifiuti straordinari;

  • Formazione interna del personale per rafforzare la cultura ambientale e prevenire comportamenti scorretti.

Un approccio sistemico di questo tipo consente alle aziende di ridurre i costi di gestione, migliorare la conformità normativa e contribuire in modo concreto agli obiettivi di neutralità climatica.


Conclusioni: prevenire oggi per evitare costi domani

Il cambiamento climatico e la crescente produzione di rifiuti sono due facce della stessa medaglia. L’aumento degli scarti e la complessità del loro trattamento rappresentano un rischio crescente per le aziende, ma anche un’opportunità di innovazione.
Investire oggi in modelli di economia circolare significa costruire un sistema produttivo più resiliente, efficiente e conforme alle nuove direttive europee sulla sostenibilità.

Per approfondire le soluzioni di Mageco visita la sezione dedicata Mageco.it.

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I nostri obiettivi

In un’ottica di circolarità e sostenibilità del processo globale di gestione dei rifiuti, l’obiettivo che ci poniamo è quello di privilegiare il recupero e il riciclo dei rifiuti, così da generare nuove materie prime e dare nuova vita ai rifiuti.

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La produzione di rifiuti da imballaggio ad oggi è in continua crescita e richiede un’attenzione particolare nella loro gestione.
MAGECO si pone l’obiettivo di riciclare tutti gli imballaggi recuperabili destinandoli a nuovi cicli di vita ed avviando a recupero energetico ciò che non può essere riciclato.

Smaltimento rifiuti alimentari Mageco

MAGECO è azienda leader nel settore dello smaltimento dei rifiuti alimentari.
Possiamo supportare il cliente nello smaltimento di ogni genere di prodotto alimentare scaduto.
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